Grazie al grande successo di pubblico e di critica, la sua mostra fotografica allestita alla Casa dei Tre Oci a Venezia è stata prorogata fino al 5 settembre. Una soddisfazione enorme per Veronica Gaido, che con Dedalo, progetto nato dalla collaborazione con i cantieri nautici Sanlorenzo e curato da Enrico Mattei, è approdata in quella che viene considerata come un luogo culto della fotografia in Italia. Lo storico palazzo ospita dal 2012 le grandi mostre fotografiche internazionali, diventando progressivamente un centro in cui sviluppare e conoscere i linguaggi dell’arte contemporanea.
La mostra racconta, attraverso l’occhio della fotografa, la sottile e delicata linea che collega i cantieri navali dell’azienda ligure a Venezia, città del mare, in perenne attesa e mutazione, proprio come le opere dell’artista. Il titolo, Dedalo, ci riconduce infatti a quel mitico labirinto che caratterizza i cantieri ma anche la città, una fra quelle che più attraggono l’immaginario della fotografa.
“Sono felicissima - racconta Veronica - perché la Casa dei Tre Oci per noi fotografi è una specie di Must. Sono partita a ragionare per il mio nuovo progetto per Sanlorenzo da Dedalo, mitico costruttore del labirinto di Creta , labirinto ma solo in senso figurato, movimento intrigato di strade e di passaggi ove sia facile perdere l’orientamento ma in senso astratto la capacità di costruire immagini cariche di significato legate alla vita delle cose, alla vita dei luoghi e alla vita degli umani. In ogni opera si riflette un punto di vista laterale. In questo caso ho usato il labirinto come matrice di pensiero: i luoghi del lavoro li ho guardati con angolazioni impossibili, ho scelto linee che mi riportavano all’interno della complessità della vita e le stesse mi hanno segnalato la via di uscita per arrivare ad esempio a fotografare questi grandi oggetti finiti. Ho usato le luci del Cantiere come il filo rosso di Arianna - aggiunge l’artista - prima per entrare nel labirinto e poi per comprendere le vie di uscita. Ogni barca in costruzione mi ricorda la Sapienza antica di Maestri, conoscenze quasi magiche, con un’idea di viaggio e di mistero ed eccoci di nuovo ai labirinti: una volta liberate in mare somiglieranno sempre di più ad esseri umani liberati dalla nascita all’interno del labirinto della vita”.
Sergio Buttiglieri, style director di Sanlorenzo, commenta invece così questa collaborazione: “I percorsi tra i ponteggi, le sagome dei nostri stabilimenti, i pontili, le impalcature, le gru, tutto trasfigurato, anche grazie al sapiente uso dei droni, in questa onirica dimensione che sembra viaggiare su un inedito asse Z al posto dei canonici X e Y, ci raccontano al meglio la complessità del nostro cantiere. Una fotografia, quella di Veronica, che ben si rapporta con il nostro tempo densamente liquido, parafrasando il pensiero del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, celebre osservatore della postmodernità e delle sue fuggevoli mutazioni”.
BIO
Veronica Gaido nasce a Viareggio nel 1974 e muove i primi passi nel mondo fotografico ancora adolescente, trasferendosi prima a Milano, dove studia all’Istituto Italiano di Fotografia e poi nelle grandi metropoli per ampliare le sue esperienze frequentando numerosi workshop formativi. Nel 2001 collabora con La Biennale di Venezia di Harald Szeemann per il bunker poetico di Marco Nereo Rotelli. Nell’agosto del 2002 tiene la prima mostra personale Sabbie Mobili nello spazio di Massimo Rebecchi a Forte dei Marmi, curata da Maurizio Vanni.
Oltre al lavoro professionistico di fotografo, la Gaido ha esplorato nuove prospettive utilizzando un drone per riprese aeree dedicandosi all’ideazione e alla produzione di un video per la Fondazione Henraux, presentato presso La Triennale Milano nel 2012.
Nello stesso anno la fotografa fa parte della giuria “Premio Fondazione Henraux”, presieduta da Philippe Daverio, creando il progetto Awareness of Matter. Nel 2013 realizza un tour tra India e Bangladesh che porta al progetto Atman curato da Enrico Mattei e Roberto Mutti. Espone a Pietrasanta, Milano, Londra e Parigi. Dal 2014 si dedica al progetto Mogador interamente realizzato nel porto di Essaouira in Marocco per Famiglia Reale del Marocco. Al termine delle lavorazioni, la Gaido espone nel 2017 il suo lavoro con Vito Tongiani a Rabat, Essaouira e Siviglia. Dal gennaio 2018, ogni ritaglio di tempo dall’attività professionistica è stato dedicato alla realizzazione della mostra Doppio Corpo inaugurata nel giugno 2019 a Roma presso il Complesso Monumentale San Salvatore in Lauro.
Veronica Gaido è cittadina del mondo e vive tra New York, Milano e la Versilia. La sua Versilia, appunto, a cui è ancora legatissima anche perché qui vive ancora la sua famiglia. “Mi sento molto legata a questi luoghi e non solo per questo - confessa - ma perché sono affascinata dalle montagne, dai colori, dal mare, dai profumi che abbiamo nella nostra terra, che sono per me fonte continua di ispirazione”.