Sul pontile del Forte all’ombra della “Mancina”

L’anima della Mora ci sorride ancora e veglia su uno dei simboli del Forte

di Katia Corfini

 

Oggi Forte dei Marmi è considerata tra le mete turistiche più gettonate. Tante le sue peculiarità, ma per capire perché oggi sia un fiore all’occhiello della Versilia si deve fare un tuffo nel passato. E così, chiudendo gli occhi, vi invitiamo a salire sulla nostra macchina del tempo. C’è stato un periodo in cui le terre della costa versiliese erano paludose. La storia è simile alle altre località, ma al Forte c’era un elemento in più per differenziarsi. Una forte energia che risiede ancora oggi all’ombra di “un’opera” in ferro.

La Mancina

L’ombra che vide migliaia di anime semplici adoperarsi alla fondazione di questa cittadina è quella dei lavoratori del marmo e del mare con le loro famiglie. Fu il sudore e la fatica di questi lavoratori a decretarne il successo ma anche il luogo dove tutto questo avvenne. La sua posizione strategica infatti, grazie all’accesso al mare, permetteva la movimentazione del marmo e lo sviluppo delle vicine cave.
Chiunque arrivi a Forte dei Marmi troverà istintivo fare una passeggiata sul pontile e nei pressi noterà un monumento dedicato ai lavoratori locali. Formato da un basamento di marmo su cui è poggiata “La Mancina” (si chiamava così proprio perché si muoveva solo verso sinistra, una gru che ha stivato blocchi di marmo dal 1877 al 1943). Dopo 66 anni di onorato servizio sui binari del pontile, non fu la furia delle onde a gettarla in mare, ma la follia della guerra.
Oggi la gru non è solo ferro corroso dal sale, ma un monumento al lavoro che ha contribuito alla crescita del Forte. E così, per volere dei versiliesi, nel Maggio del 1995 la Mancina è tornata a risplendere sotto il sole. Nella base in marmo che la supporta si possono trovare le incisioni che raffigurano le attività di quel tempo.

Il pontile di Forte dei Marmi, opera vitale per l'economia del territorio

Nel 1800 le merci venivano trasportate su carri trainati da buoi fino alla spiaggia e qui caricate su velieri per mezzo di chiatte o trainando in secca i bastimenti con gli stessi buoi. Per facilitare le attività di carico fu progettato, da Giovanni Costantini, il pontile che venne realizzato tra il 1876 e il 1877.

Pontile del Forte la Mora archivio Katia Corfini

Originariamente aveva una lunghezza di 250 metri, ed era sorretto da una struttura di 216 piloni in legno di pino. Alla sua estremità fu collocata una potente gru di sollevamento con la capacità di oltre 20 tonnellate, la Mancina appunto. Nel 1932, il pontile, venne ampliato arrivando a 290 metri.
Non tutti sanno che Forte dei Marmi era una località del Comune di Pietrasanta. Lo testimonia la fontana di Piazza Garibaldi, eretta nel 1900, che ne riporta l’emblema. Ben visibile è la seguente iscrizione: “Il Municipio di Pietrasanta, Puliti e Frullani Sindaci, volle, compiendo il Progetto Andreotti, arricchire il Forte dei Marmi d’acqua abbondante e salubre”. Forte dal 1914 è divenuto comune autonomo.

Il pontile oggi, ovvero il pontile “Medaglie d’oro”

I lavori per il nuovo pontile iniziarono nel 1955 e si conclusero il 18 Maggio 1958. Oggi il suo nuovo nome è Pontile Medaglie D’Oro riferendosi a quelle di lunga navigazione dei comandanti dei mercantili.
Il Forte senza il pontile è come un porto senza il suo faro. Da lì è possibile spaziare lo sguardo dal mare alle Alpi Apuane. Basta una breve passeggiata per essere travolti dalla sua storia e sentire emergere, tra le ali del vento e gli spruzzi di salsedine, le voci del suo passato.

Pontile del Forte la Mora archivio Katia Corfini

Come un eco lontano riappare il volto gentile della “Mora”. Era la moglie del comandante del bastimento, seduta all’ombra della grande Mancina che con il suo sguardo ci sorride come nelle foto arrivate fino a noi. Quegli occhi si susseguono dal secolo scorso fino ad oggi e, come per incarnazione, sembrano avere sempre lo stesso sguardo.
Rieccola, è lei, stavolta entra nel caffè più frequentato dove il barista le prepara da bere.
Chissà se l’anima della bella Mora alberga ancora su quel pontile.
Forse chiudendo gli occhi, sotto l’ombra dell’antica Mancina, riuscirete a sentire il muggito dei buoi e le voci che i lavoratori del marmo e del mare portano con sé. Perché sono ancora li, non se ne sono mai andate e mai ci lasceranno. Ecco che, davanti alla Mancina o sul pontile, il rumore dei ricordi diviene importante e lo sguardo della Mora ci racconta molto più di suoni, muggiti e voci.
Ma questa è un’altra storia e ve la racconteremo la prossima volta.

Foto e immagini tratte dall'archivio storico di Katia Corfini 

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