Ecco come essere grandi, ma allo stesso tempo mantenere una forte umanità
Di Lodovico Poschi Meuron
Tiziano Lera, l'architetto degli architetti, assoluta icona dello stile fortemarmino, apre volentieri il suo scrigno dei ricordi a The Versilia Lifestyle.
Lui di artisti ne ha conosciuti tanti e per molti è stato anche un grande amico: Jean Michel Folon, Igor Mjtorai e Fernando Botero, scomparso il 15 settembre scorso.
“In molti mi hanno chiesto di commemorare Botero – attacca -, ma a caldo ho preferito evitare e tenermi dentro il dolore per questa grande perdita. Oggi mi date l'opportunità di ricordare la nostra trentennale amicizia e lo faccio con piacere”.
I due amici fuori dalla casa di Botero
ll tempo passa, ma i ricordi restano. Quello con il grande artista colombiano e la moglie Sophie - “donna di impareggiabile fascino e simpatia”, ricorda Lera – è un rapporto professionale che negli anni si è trasformato in un legame quasi viscerale.
“Venivano spesso a cena da me e non erano mai serate banali. Ricordo ancora la festa per i suoi 80 anni, che lui stesso volle fare a casa mia alla “Fortezza” di Montignoso: c'erano personaggi di spicco dell'arte e della cultura, come Stefano Contini, ma anche delle ballerine brasiliane con le quali amava “bailare”. Zucchero gli dedicò alcune sue canzoni in un evento difficile da dimenticare”.
Ritratto Lera realizzato da Botero
Come è iniziato il vostro rapporto?
“Appena Botero arrivò in Italia si mise alla ricerca di un architetto. Stavo lavorando a Valdicastello alla casa di Giovanni Tesconi, mio compagno di scuola e ultimo esponente della famiglia che fondò le omonime Fonderie. E lui mi disse: è venuto da me un celebre artista che cerca un grande architetto, chiamalo. Così feci. Ci siamo piaciuti subito. Mi ha chiesto di fargli casa, proprio sotto la rocca di Pietrasanta. Mica facile, lui e Sophie erano artisti e dopo che ebbi finito di dipingere l'interno mi chiamò e mi disse: la zona notte è scura. Lui e Sophie si chiusero in casa e in due giorni e due notti ridipinsero tutto...vere pareti d'artista.
Sophia Vari a Pietrasanta
Ma vuole sapere un paio di aneddoti?”
Certo, siamo qui apposta...
“Qualche tempo prima stavo facendo casa al grande scultore Gigi Guadagnucci, sulle colline di Massa. Un giorno mi disse: quando vieni a trovarmi a Parigi? Così andai nel suo laboratorio a Montparnasse dove lavoravano tanti artisti. Entrai nello studio di un'artista greca, una certa Sophie. Una figura incredibilmente magnetica, che qualche anno dopo ho ritrovato al fianco di Botero.
Il secondo aneddoto dimostra la grande fiducia che mi ha sempre dimostrato. In una villa vicino a Bocelli avevo realizzato un caveau di acciaio per riporre oggetti importanti. Quando Fernando lo vide mi chiese se potevo prestargli uno spazio: il giorno dopo fece arrivare un camioncino pieno di quadri che sono rimasti in quel caveau per dieci anni. Delle volte gli dicevo per scherzo: mi hanno rubato tutto!”.
Visto che siamo in tema di amarcord, ci racconta un altro ricordo che le sta a cuore?
“Non ho dubbi. Era il 2008 e si inaugurava il pontile di Tonfano, opera alla quale ovviamente sono particolarmente legato. Prima della cerimonia chiesi al sindaco Mallegni: ma Botero l'hai invitato vero? E lui: no, ero convinto che ci pensassi tu. Presi il telefono e lo chiamai, lui stava andando all'aeroporto per prendere un volo per Parigi. Gli dissi: Fernando non ho parole, io e il sindaco non ci siamo capiti, certo senza di te non è la stessa cosa. Dopo un po' lo vidi arrivare: aveva perso l'aereo pur di non mancare all'inaugurazione”.
Una bella dimostrazione di stima e affetto no?
“Lui era fatto così, era un uomo di cuore e sapeva come dimostrarlo. Era molto generoso: quando la rivista AD gli propose un servizio sulla casa che ho progettato, lui volle me al suo fianco.
Vedrai, mi disse, sarà utile per la tua professione e ti verranno a cercare come è successo con me. Aveva ragione, così è stato. Mi invitò a New York quando lavorava con Pier Levine della Marlboro, ricordo che mi venne a prendere con una Rolls-Royce degli anni '50, mi fece accomodare nel salotto rotondo posteriore e con la sua famiglia brindammo a champagne. Mi fece conoscere tutto il giro degli artisti e della cultura newyorkese e subito mi resi conto che se sei amico di Botero sei automaticamente un grande. In quei salotti c'era gente di ogni tipo, ognuno raccontava quello che faceva. Una sera arriva uno e dice: io ho mille Limousine! Tutti sgranammo gli occhi, allora lui aggiunse: ma mica automobili, sto parlando di vacche...”.Fernando era un uomo straordinario: mi ha lasciato una importante lezione: si può essere grandi, ma allo stesso tempo mantenere una forte umanità. Nella mia vita ho fatto incontri orribili, ma ho anche avuto la fortuna di conoscere persone straordinarie: Fernando è uno di queste perché nonostante la fama planetaria con me è rimasto sempre lo stesso”.
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