Mina, guida alle tendenze più raffinate per celebrare una musa senza tempo

di Viki De Andreis

In un mondo in cui tutto può essere definito icona, lei la rappresenta davvero: la Signora della musica che non finisce mai di sorprendere ed affascinare, bella, sicura di sé ed in continua evoluzione, ha sempre cambiato il suo stile senza aderire ad ideali di bellezza passivi, definiti e imposti da stilisti e guru dell’immagine. In questo articolo celebriamo una Mina contemporanea, restando fedeli al suo stile esclusivo e al suo magnetismo.

Acconciatura Pier Giuseppe Moroni

Iniziamo parlando del suo amore per il cambiamento e per le acconciature cotonate, sia lunghe che corte, con Pier Giuseppe Moroni, toscano di origine, considerato tra i migliori hairdressers nazionali e da sempre abituato a lavorare con star e top model: “Mina è un simbolo e apprezzo molto la sua bellezza sempre in movimento e mai statica, così come la sua sicurezza, soprattutto oggi che le donne dello spettacolo hanno paura del cambiamento e non rischiano. Ho ricercato la bellezza di una Mina contemporanea in un’evoluzione della cotonatura, quasi un inno punk, creando nuovi volumi e nuova forma, rotonda, quasi come una scultura, che grazie al dettaglio del tocco di colore sul viso, rompe la sua rotondità e rigidità, creata dalla cotonatura stessa”.

Anche il trucco di Mina è magnetico, circoscritto agli occhi, ma non pesante, e realizzabile con pochi oggetti del desiderio di tutte le beauty addict. Di Benefit San Francisco un mix esplosivo per grandi occhi: Push up liner, innovativo eyeliner in gel, perfetto anche per punteggiare un piccolo neo, e BADgal BANG! mascara che dona volume estremo. Finiamo il make up con Huda Beauty, collezione di ciglia finte da vera icona sexy, in vendita da Sephora.

Huda Beauty, collezione di ciglia finte Sephora

E per un incarnato levigato e compatto da vera diva affidiamoci a Valmont Cosmetics, direttamente dalle Alpi svizzere, applicando la linea completa - V-Line Lifting Concentrate - e poche gocce del prezioso fondotinta, Elixir de Glacier, per una pelle senza difetti, dal colorito vellutato.

Tra il susseguirsi degli anni e dei suoi cambiamenti, ho scelto alcuni capi ed accessori iconici dello stile di Mina, ancora oggi molto alla moda, e che rendono omaggio al suo trasformismo: in particolare il glamour degli anni Settanta, nei soli colori del bianco e del nero, e la sua passione per gli abiti, passando con facilità dal lungo al corto, indistintamente sia di giorno che di sera sul palco.

Rendiamo omaggio al trasformismo di Mina, ripercorrendo le sue passioni, che sono espressione di uno stile molto elegante e femminile, ricco di: trench - lungo ed in cirè bianco quello di Sealup - pelliccia, sensuale e raffinata da vera diva quella di Vladimiro Gioia in visone intarsiato - grandi occhiali sia neri da red carpet come quelli di Oliver People, che più sportivi e chiari come i Seal Rock di Blackfin - immancabile borsa, molto ricercata e fatta a mano Arielle di 3941 Milano, bella, senza tempo o stagionalità .

Plexi Blade Casadei

Proseguiamo poi con l’importanza delle gambe in vista e dei celebri mini abiti di Mina - oggi perfetto quello di Ultrachic - e quindi di scarpe, come le décolleté Plexi Blade di Casadei, di stivali per un look audace ma mai volgare, e di stivaloni a metà coscia. Perfetti oggi come ieri quelli di Mario Valentino.

Abito da sera Alexander Terekhov

E dulcis in fundo la passione di Mina per un classico dell'eleganza e dello stile senza tempo, le petite robe noir, i tubini neri che si allungavano fino a diventare abiti da sera, come quello di Alexander Terekhov, o ancora il lungo abito da tappeto rosso, in lurex quello di Ultrachic, da indossare con orecchini e bracciale: perfetti per uno stile Haute Couture quelli della collezione Ventaglio della maison de GRISOGONO, in diamanti neri e bianchi.

di Marco Bernardini

Qualcuno è pronto a giurare di averla vista con i propri occhi. Non è dato sapere se sia vero oppure no. Ma è impossibile ribattere il contrario esattamente come per i fenomeni paranormali oppure a riguardo degli incontri ravvicinati con gli alieni. Del resto anche la fantasia non va mortificata in alcun modo perché, tutto sommato, aiuta a sopravvivere. Eppure un minimo di credito a questi “visionari” è giusto concederlo.

Lei, infatti, avrebbe ed ha più di una buona ragione per tornare di tanto in tanto a ripercorrere quelle antiche scale alla fine delle quali si trovavano i simboli della leggenda e poi del mito. Sul primo gradino, ufficialmente, sta scritta una data vecchia di sessant’anni. Tanta è stata lunga la sua carriera che, peraltro, continua ancora. Ma in realtà il prologo alla storia di Anna Maria Mazzini, molto più semplicemente Mina, è stato scritto prima. Come in una favola che ha quasi dell’incredibile.

Sul finire degli Anni Cinquanta la Versilia cominciava a costruirsi il suo futuro di terra promessa per la grande voglia di riscatto e il potente desiderio di curare con la medicina del divertimento e dell’allegria le profonde ferite ancora aperte provocate dalla guerra. Bastava, talvolta, una rotonda sul mare insieme con un pensiero positivo. La villeggiatura per pochi fortunati si stava trasformando in vacanza per molti. Tante famiglie della nuova borghesia emergente si snocciolavano, come i grani di un rosario ottimista, lungo la costa della Riviera facendo di Viareggio e di Forte dei Marmi - passando per Lido di Camaiore, Tonfano e Marina di Pietrasanta - una sorta di “buen retiro” laico. Un uomo di spettacolo vocato anche al concetto di imprenditorialità, Sergio Bernardini, piazzò il colpo vincente. Battezzò la sua invenzione con il nome di “La Bussola” e nel giro di poco tempo quella rotonda sul mare diventò il simbolo delle estati italiane coniugate in musica.

Mina e Corrado Pani

I giovani di quel tempo, la sera, ancora andavano per locali in compagnia di mamma e di papà. Anche Anna Maria e suo fratello Alfredo, che si faceva chiamare Geronimo come il guerriero pellerossa, trascorrevano le loro serate di cremonesi benestanti bevendo Coca Cola e ascoltando la musica confidenziale di Bruno Martino e di Don Marino Barreto Junior a “La Bussola”. I Mazzini erano ottimi clienti e il Patron del dancing li coccolava.

Anna Maria e Alfredo erano malati di musica. Ma non di quella da “mattonella”, nel loro sangue scorreva il rock. La ragazza, diciottenne, amava cantare e ogni sera dopo che le luci della scena si erano spente chiedeva a Sergio il permesso di poter esibirsi per la sua famiglia e per i suoi amici sul palco. Tornavano gli orchestrali. Geronimo si piazzava alla batteria e Anna Maria attaccava il suo show. “Non farai mai carriera. Continua a studiare a scuola, tu non canti, ma urli” era il commento di Sergio il quale ancora non lo sapeva ma, in quel momento, stava prendendo un clamoroso abbaglio. L’unico, forse, della sua carriera professionale al quale, peraltro, pose rimedio molto in fretta e con risultati allora inimmaginabili.

Due anni dopo il Patron de La Bussola si trova in missione a Roma. E’ inverno e lui va in giro per locali, meglio se alternativi, in cerca di numeri e di artisti speciali da ingaggiare per l’estate che verrà. Entra in una “cantina” e subito viene colpito dalla voce di quella ragazza che sta cantando. Si fa chiamare Baby Gate e, nel gruppo che l’accompagna, c’è naturalmente suo fratello Geronimo. Nel volto di quella giovane urlatrice Sergio riconosce la figlia dei suoi clienti di Cremona. Non crede ai suoi occhi, ma soprattutto alle sue orecchie. La voce di Anna Maria è semplicemente unica. L’uomo estrae dalla tasca interna della giacca un foglio precompilato. È un contratto in bianco. Basterà firmare. Lei non si farà pregare e il suo nome, l’estate successiva, comparirà sul grande tabellone delle vedettes in Bussola.

Il resto della storia la conoscono anche i sassi. Una carriera, quella di Mina, che recentemente ha compiuto sessant’anni e che non accenna a segnare il passo malgrado la “Barbra Streisand di Cremona” abbia fatto come Greta Garbo e sia scomparsa non solo dalle scene ma dall’Italia, per diventare cittadina svizzera a Lugano come Anna Maria Quaini. Di lei e della sua immagine resta il cameo dell’ultima apparizione dal vivo del 1978 sul palco del teatro tenda di Bussoladomani, al termine della quale è la stessa Mina ad annunciare che mai più comparirà in pubblico per cantare. Come il suo amico fraterno e collega Fabrizio De Andrè, anche Mina era quasi terrorizzata dal contatto con la gente anche se non lo dava a vedere. Spesso vomitava e piangeva per la tensione prima dei concerti.

La Versilia, in ogni caso, è rimasta addosso a Mina. E chi giura di averla notata passeggiare in qualche vicolo del Forte probabilmente non è un pazzo visionario. Certamente, il mito della musica internazionale si trovava nella terra che porterà sempre nel cuore il 9 maggio 2018, giorno in cui all’Ospedale Versilia nasceva Alma, la figlia del nipote Axel, a sua volta primogenito di Massimiliano Pani, nato dalla relazione con l’attore Corrado Pani.

Una storia pressoché infinita e quasi magica che resiste all’usura del tempo e che non vacilla nella memoria, malgrado La Bussola sia diventata negli anni una sorta di reperto archeologico, il teatro tenda di Bussoladomani un fantasma accanto al mare e Mina una splendida bisnonna. Ma se qualcuno giurasse di aver udito la voce di una diciottenne urlatrice arrivare dalla spiaggia di Focette non prendetelo per pazzo. Era Anna Maria che cantava.

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